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La Leadership nella Coppia

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“Mi fai venire voglia di essere una persona migliore” – dal film Qualcosa è cambiato – con Jack Nicholson e Helen Hunt.

Che si parli di due partner in una relazione sentimentale o in un contesto lavorativo o amicale, molto spesso si pensa, per vari motivi, a come influenzare l’altro. Gli intenti sono vari, dal come manipolare l’altro a proprio vantaggio ai consigli “per il suo bene”, visti però dal nostro punto di vista, e quindi a volte non graditi e non richiesti, o addirittura motivi di contrasti e conflitti.

Una cosa che accomuna lo stare in coppia o lo stare in gruppo è l’influenza reciproca, più o meno consapevole e intenzionale dei membri.

C’è chi è orientato da pensieri di comando o controllo. Chi desidera comandare è quello che realmente metterà in atto azioni che eserciteranno influenza e riceveranno seguito?

La leadership: una caratteristica che fa parte di tutti i membri di un gruppo.

“Leader e leadership sono due concetti diversi. I leader sono dotati di potere positivo in grado di influenzare gli altri, ma le qualità e i comportamenti che ne fanno parte sono distribuite in vari gradi in tutto il gruppo” (Zamperini e Testoni, Psicologia Sociale, 2002).

La leadership è quindi la capacità di influenzare gli altri, e in misura variabile è presente in tutte le persone. Anche in una coppia quindi, di colleghi o di fidanzati, ognuno volente o nolente influenza l’altro, in maniera prevalente a volte. Ma spesso in modo equivalente nel complesso, o prevalente per uno in date situazioni e per l’altro in altre circostanze.

Gli studi sulla leadership: dall’autoritarismo all’influenza.

La psicologia sociale – che semplificando studia scientificamente il modo in cui gli individui pensano, agiscono, si influenzano nel contesto sociale – si è occupata molto di gruppi e di leadership.

Comprendere perché una persona sia identificata come leader e le siano attribuite alte funzioni è uno dei principali scopi della ricerca psicosociale: “La leadership è diversa dal potere coercitivo. Solitamente la leadership presuppone una certa potenza, ma le persone che si affidano all’autoritarismo cercando obbedienza non sono leader, a meno che la forza non venga riconosciuta dal gruppo come mezzo legittimo per ottenere benefici per il gruppo” (Zamperini e Testoni, già citato).

Quindi la capacità di influenzare l’altro non sta nel comandare nel gruppo o nella coppia, a meno che l’altro non lo accetti per vari motivi (di ruolo nel lavoro, o per varie ragioni nella coppia sentimentale). Né sta nel volerlo cambiare – vedi ad es. per una riflessione sul tema Cambiare gli altri cambiando il pubblico.

Due funzioni della leadership che sono state individuate dalla ricerca, entrambe necessarie, sono l’orientamento al compito e l’orientamento alle relazioni.

Cercare di vincere per non perdere, oppure vincere-vincere: le logiche cooperative o win-win.

Dalla teoria dei giochi applicata ai rapporti umani ricaviamo che, se pensiamo solo a vincere, con le argomentazioni o con condizioni vantaggiose per noi senza curarci se lo siano anche per l’altro, poi ne perde la relazione. La “vittoria” unilaterale a breve termine rovina quindi il rapporto a medio termine e ci perdono entrambi.

Nel film A Beautiful Mind su John Nash, uno degli sviluppatori della teoria, in una scena lo sentiamo parlare del pensiero di Adam Smith, padre dell’economia, il quale sosteneva che nella competizione il bene individuale è nell’interesse del gruppo. Di conseguenza la condizione migliore per il gruppo è quando ognuno persegue il meglio per sé. Nash dichiara incompleto il ragionamento, e aggiunge che il vantaggio maggiore si ottiene quando ognuno fa il meglio per sé… e per il gruppo.

A volte in un gruppo, come in una coppia, si desidera vincere, nelle condizioni del rapporto o a volte anche solo nelle argomentazioni. Però il rapporto a lungo andare ne perde, il che porta a una vittoria “di Pirro”. A volte la disputa riguarda la costrizione ad accettare dei comportamenti nella coppia non graditi dall’altro.

Lui si isola perché lei brontola, lei brontola perché lui si isola.

Il terzo assioma della Pragmatica della comunicazione umana (Watzlawick e colleghi, 1967) recita: “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione fra i partecipanti”. È classico l’esempio in cui in una coppia lui si isola e lei brontola. Potremmo andare da lui e chiedergli “come va il rapporto?”. Lui: “male… perché lei brontola”. E da lei avere la risposta: “male… perché lui si isola”. Ognuno può focalizzarsi sugli errori dell’altro e considerare il suo comportamento come un effetto del comportamento dell’altro, negando la propria responsabilità nel contribuire a creare contrasti e conflitti.

Se ognuno si aspetta che l’altro cambi atteggiamento o modo di agire molto probabilmente non accadrà nulla. Per influenzare il comportamento dell’altro, paradossalmente, si può modificare un po’ il proprio. Così, nel lavoro, ci sono manager che non si fidano a delegare compiti a un collaboratore perché lo percepiscono come demotivato (la percezione e la realtà sono due mondi diversi), o perché hanno pensieri del tipo “faccio prima a fare io che a spiegargli cosa fare”. Ciò li porta da una parte a diventare sempre più indaffarati e schiavi del proprio lavoro, e dall’altra a non dare le occasioni al collaboratore per crescere gradualmente nell’autonomia. Nei rapporti sentimentali possono verificarsi circoli viziosi, in cui ognuno si lega alle proprie ragioni con la logica ma nega la responsabilità nell’influenzare la relazione con il proprio comportamento.

L’orgoglio vince? Strategie di avvicinamento.

Consideriamo la disputa tra due partner sulla scelta tra vacanze in montagna o al mare. Uno dei due potrebbe restare fermo sulla propria posizione relativa alla montagna e insistere tanto che, stremato, l’altro può di malavoglia acconsentire. Questa è una vittoria sull’altro a breve termine (win-lose). Durante la vacanza il partner riluttante può essere così nervoso e contrariato da restare di malumore per tutto il tempo, con l’effetto di non far apprezzare la vacanza nemmeno al partner. Questa è una sconfitta per entrambi a medio termine (lose-lose). Chi ha pensato che la scelta derivasse da un braccio di ferro di volontà in cui il più bravo ad insistere o argomentare avrebbe vinto si è trovato a posteriori a realizzare di non aver “vinto un bel nulla”. Una soddisfazione reciproca sarebbe potuta giungere con un maggior orientamento alla relazione e agli interessi reciproci in una dinamica più cooperativa.

Prendere in considerazione i propri atteggiamenti e comportamenti e provare a cambiarli può spesso paradossalmente costituire l’unica chance per influenzare l’altro, interrompendo un circolo vizioso e avviandone uno virtuoso. L’esempio del cambio di atteggiamento e comportamento, e un’assunzione di maggiore responsabilità nella natura della relazione può costituire quel salto logico e conseguentemente pratico che può spostare entrambi i membri della coppia dalle logiche in cui si sono barricati.

Il potere dell’esempio nel cambio di prospettiva.

In una coppia in cui si discute spesso animatamente su argomenti poco importanti, ma con il desiderio di spuntarla nell’argomentazione e avere la meglio, uno dei due può decidere di smettere di argomentare a lungo su questioni di poco conto e non insistere. E questo può influenzare l’altro nel diminuire a sua volta le dispute e le eccessive argomentazioni.

In una coppia un partner può essere eccessivamente geloso e controllare spesso o limitare la libertà dell’altro imponendogli una bassa socialità. Inoltre, può fare domande inquisitorie su cosa faccia al lavoro o se stia guardando una persona di bell’aspetto. Più il partner inquisito argomenta per difendersi più l’altro inquisisce, senza placare i propri timori o riuscendoci solo temporaneamente. Allentare la presa e dare più fiducia all’altro, lavorando su di sé e sulle proprie paure, può far uscire dal circolo vizioso e influenzare l’altro nell’andargli incontro in altri aspetti del rapporto.

La leadership nei membri della coppia.

Nelle logiche cooperative o win-win, come si narrava nel film su Nash, si fa del proprio meglio per soddisfare i desideri individuali e quelli del gruppo (della coppia nel nostro caso). Ciò può influenzare l’altro in un atteggiamento virtuoso che porta avanti azioni volte ad ottenere un vantaggio reciproco.

La leadership nella coppia in cui c’è armonia, nella vita e nel lavoro, non è un prodotto del desiderio di comandare ma una caratteristica presente in entrambi i membri, che ha il potere di influenzare l’altro, ed è il desiderio di arricchire se stessi e il rapporto.

Giovanni Iacoviello

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